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Dall’Emergenza allo SviluppoL'esperienza porta a dire che
l’aiuto d’emergenza deve essere immediatamente seguito da programmi di
riabilitazione e di ricostruzione, al fine di garantire un “continuum”
armonioso sulla via di un nuovo processo di sviluppo con effetti a lungo
termine. Le catastrofi naturali sono molto
meno diffuse di quanto generalmente si pensi. Nei Paesi meno sviluppati, i
fattori umani non fanno che aggravare le “catastrofi naturali”: per questo,
ad esempio, le siccità vanno spesso di pari passo con le guerre civili. Ma
anche in presenza di fenomeni di siccità ambientali, la causa reale dei danni
subiti dalle vittime nelle zone colpite dall’emergenza può essere
l’esistenza di problemi strutturali e la miseria. In simili crisi è
l’insieme delle strutture socio-economiche e politiche di un paese che deve
essere riorganizzato. La mancanza di pioggia spesso non è che l’ultimo
elemento di una serie di gravi carenze che fa precipitare il tutto. Anche nel caso di catastrofi provocate dall’uomo, in genere conflitti violenti, le cause riguardano spesso problemi economici e sociali strutturali. L’aiuto umanitario può curare i sintomi quando esplodono i conflitti più gravi, ma non ha i mezzi necessari per porre rimedio alle cause profonde. E’ necessaria quindi una risposta globale ed occorre associare l’aiuto con altre forme di cooperazione che sono destinate ad aggredire le cause profonde delle crisi strutturali. Le organizzazioni coinvolte
in questo genere di attività ed i loro operatori sul campo devono essere
preparati per i compiti dell’aiuto umanitario. Questo significa che gli
operatori delle ONGs, impiegati nell’aiuto di emergenza, devono disporre
dell’orientamento e della formazione necessari, in modo che la ricerca delle
conseguenze a lungo termine
dell’aiuto d’emergenza diventi un riflesso naturale nella preparazione e
nella gestione di tutte le azioni di aiuto di emergenza. La fase di riabilitazione che segue
alla prima emergenza, deve essere caratterizzata da una strategia di
rafforzamento istituzionale, dalla ricostruzione delle infrastrutture e dal
rapido miglioramento e ripristino dei servizi. Le popolazioni che siano vittime
di conflitti o che vi abbiano partecipato, devono essere reintegrate nella
società civile sia per ciò che concerne il piano economico che per quello
politico e sociale. La fase di ricostruzione di un
paese, che ha conosciuto un periodo di conflitto, deve necessariamente prendere
in considerazione la ricostruzione della società civile e dello Stato di
diritto. La riabilitazione deve comunque tenere presente la situazione e le
caratteristiche di ciascun paese specifico; deve essere progettata come una fase
transitoria, di durata limitata; deve preparare – in modo non necessariamente
lineare – la ripresa di uno sviluppo duraturo. Le ONGs operano in risposta ai bisogni dei popoli a
prescindere da considerazioni politiche o diplomatiche. I progetti delle ONGs
mirano a ripristinare le normali condizioni di vita e ad avviare processi di
sviluppo. L’Aiuto alimentare a volte è
inevitabile ma è utile solo se realizzato con attenzione. Nella fase di prima emergenza
risolve le carenze di cibo.. Ma se si prolunga nel tempo può indurre effetti
negativi: scoraggiando le produzioni locali e modificando le abitudini
alimentari. In ogni caso è meglio comprare le derrate alimentari nelle aree
vicine a quelle colpite dall’emergenza e accompagnarle con interventi che
riattivino subito le capacità produttive locali. |